Da ieri il campo Calvesi, prestigioso centro sportivo d'atletica della nostra città, luogo dove nel 1978 Sara Simeoni stabilì il record mondiale di salto in alto, è sotto sequestro. I Carabinieri per ordine della Procura della Repubblica hanno "chiuso" il centro sportivo. Nessun atleta potrà frequentare la pista d'atletica nei prossimi mesi, fino a che le analisi dimostreranno che allenarsi al Calvesi non comporti rischi per la salute.
E' incredibile come questa vicenda sia esplosa dopo la trasmissione di Rai 3. Improvvisamente l'opinione pubblica ha cominciato ad interessarsi del centro sportivo. Eppure i primi avvertimenti, i primi cartelli esposti risalgono al 2001 e indicavano il divieto di calpestare l'erba, furono inoltre interrotte le attivita sulle pedane di lancio (perchè gli attrezzi smuovevano la terra ricadendo dopo il lancio). Fin d'allora, c'era e c'è oggi la consapevolezza che il pcb "smaltito" dalla Caffaro ha inquinato pesantemente il territorio cittadino sottostante la fabbrica e quindi anche il terreno del Calvesi. In tutti questi anni poco è stato fatto se non esporre i cartelli di divieto. L' unica alternativa, per gli atleti, è il centro scolastico Abba/Tartaglia occupato per gran parte della giornata dagli studenti; prima anche lo stadio Rigamonti permetteva gli allenamenti di atletica leggera, ma la strategia di modernizzare un impianto antico, ha tolto agli atleti una possibile alternativa di allenamento.
Brescia non ha molto da offrire alla atletica leggera e per lo sport in generale. Paradossalmente piccoli paesi della provincia mettono a disposizione piste di atletica moderne e efficienti. In questi ultimi anni, malgrado la consapevolezza del pcb, non ci si è occupato molto di sport se non della curva nord dello stadio, investimento che probabilmente ha prosciugato i supporti per le strutture comunali e per le piccole società sportive. In città molti impianti sportivi sono poco curati e solamente la passione per lo sport di qualche volontario impedisce l'abbandono. Ora, però, c'è da trovare la soluzione per gli atleti sfrattati dal Calvesi, magari strutturando gli accessi all'Abba/Tartaglia in modo diverso e razionale, coinvolgendo il CUS, le società sportive dell'atletica bresciane per consentire gli allenamenti a tutti. Certo, in alcune ore della giornata, il traffico in pista sarà particolarmente sostenuto, ma considerando il momento, speriamo che in futuro la prossima amministrazione abbia un occhio di riguardo per la situazione dell strutture sportive in città e per la necessaria bonifica ambientale del centro sportivo Calvesi.
Un mese fa circa, con una circolare inviata alla Società San Filippo e all'assessore comunale allo Sport Massimo Bianchini, il Comitato Provinciale della Federazione atletica leggera di Brescia ha comunicato ai gestori del campo sportivo Calvesi, «la decisione di annullare tutte le manifestazioni sportive in calendario fino al prossimo 1° settembre. Gare che avrebbero dovuto essere ospitate dall'impianto cittadino compreso nella zona rossa», ovvero quella ad alto rischio di contaminazione, del sito Caffaro.
Dopo quanto detto nella trasmissione Presa Diretta il 31 marzo (ovvero che sull'erba del campo d'atletica Calvesi i pcb e le diossine sono migliaia di volte superiori ai limiti di legge) sono molti gli atleti che hanno rinunciato a gareggiare «sui veleni». Inutile dire quali siano i comprensibili timori: venire a contatto con degli inquinanti definiti cancerogeni pure dalla Iarc.
Eppure il campo di atletica è stato utilizzato fino ad oggi (anche calpestando l'erba inquinata, come dimostrano le foto). Per le istituzioni sanitarie non c'è pericolo se gli atleti si limitano a correre sulla pista in terra battuta, visto che non entrano a diretto contatto con i veleni presenti nel suolo. Come ribadito più volte anche dall'epidemiologo del Civile Francesco Donato, la principale fonte di esposizione ai Pcb (nella misura del 90%) riguarda il consumo di cibi contaminati. Sarebbe comunque sconsigliato il contatto accidentale tra l'epidermide e la terra inquinata (ipotesi che potrebbe verificarsi al Calvesi appunto). Anche se si tratta di esposizioni minimali, andrebbero quantificate anche l'accidentale esposizione aerea al pulviscolo respirato durante il taglio dell'erba ad esempio.
I nuovi timori espressi dagli atleti, dimostrano ad ogni modo di come fosse sottovalutato il rischio Pcb, al punto che molti sportivi non sapevano nemmeno di trovarsi di fronte ad un campo inquinato.
L'ombra della Caffaro e la paura del Pcb fermano l'atletica leggera. Con una circolare inviata alla Società San Filippo e all'assessore comunale allo Sport Massimo Bianchini, giovedì mattina il Comitato Provinciale della Federazione atletica leggera di Brescia ha voluto comunicare ai gestori del campo sportivo Calvesi, «la decisione di annullare tutte le manifestazioni sportive in calendario fino al prossimo 1° settembre. Gare che avrebbero dovuto essere ospitate dall'impianto cittadino compreso nella zona rossa», ovvero quella ad alto rischio di contaminazione, del sito Caffaro.
Alla base delle motivazioni, come specificato nella missiva, la volontà di tutelare la salute dei tanti atleti che utilizzano la storica pista di via Morosini. «A seguito delle notizie diffuse dai media riguardanti l'inquinamento ambientale provocato dalla Caffaro, molte squadre ci hanno chiesto di non venire a gareggiare al Calvesi - specifica il presidente di Fidal Brescia Federico Danesi -. Nell'impossibilità di valutare in concreto quali siano i reali rischi per i frequentatori della struttura, crediamo sia difficile, in questo particolare momento, poter organizzare competizioni al campo di via Morosini». Così, oltre ai campionati provinciali di staffetta di domani, salteranno tutte le manifestazioni sportive organizzate per i prossimi mesi: dai Gran Prix, masters e giovanili, alla notturna
Un sequestro preventivo. Non è difficile capire perchè da ieri lo storico «Calvesi» d'atletica è chiuso. C'è un foglio bianco che lo rende noto, affisso alla cancellata. All'interno tre cagnolini che se la spassano sull'erba galeotta, sull'erba al pcb. Proprio quella che al momento sembra rappresentare il problema principale per l'impianto sportivo alla periferia occidentale di Brescia. Sono stati i carabinieri del Nucleo Investigativo ad apporre i sigilli, nella mattinata di ieri. Il provvedimento, molto forte, proprio perchè si tratta di un sequestro preventivo, è stato firmato dalla Procura della Repubblica di Brescia. Si è arrivati al sequestro, a quanto si è appreso, perchè sarebbe stata violata sistematicamente e anche recentemente, l'ordinanza del sindaco che, tra l'altro vieta di calpestare l'erba. Ma a quanto pare, sulla base dei controlli disposti dalla Procura questo non sarebbe avvenuto e sarebbero state riscontrate parecchie violazioni dell'ordinanza sindacale. Così, in un momento in cui l'inquinamento da Pcb, tiene banco e le indagini sono riprese a spron battuto, l'obiettivo prioritario diventa quello di porre un limite ai rischi di contaminazione da parte di chi lo frequenta: atleti e bambini. IL PROVVEDIMENTO è stato firmato dai sostituti della Procura di Brescia Federico Bisceglia, Claudio Pinto e Silvia Bonardi. Nell'inchiesta sull'inquinamento da Pcb ognuno dei tre magistrati, diretti dal procuratore reggente Fabio Salamone, ha una propria specifica competenza. Quello che comunque colpisce in questa vicenda è il tempo trascorso dall'esplosione del caso Pcb a Brescia e l'arrivo del provvedimento della procura che poi dovrà essere convalidato dal gip. Il sequestro preventivo è una misura cautelare che viene adottata quando si intende impedire la reiterazione di un reato. Che in questo caso è il passaggio sull'erba nei pressi della pista. L'ordinanza del 2012, la più recente, con riferimento all'area contaminata da Pcb è certamente chiara. Dispone tra l'altro: «il divieto di utilizzo a scopo ricreativo che comporti il contatto diretto del terreno, delle aree della medesima zona non pavimentate oppure non oggetto di riporti con materiali provenienti da aree non contaminate» e «demanda all'ASL di Brescia, all'ARPA - Dipartimento di Brescia - , al Settore Vigilanza – Corpo di Polizia Municipale ed alle Forze dell'Ordine il controllo del rispetto del presente atto, nell'ambito delle rispettive competenze». Dagli accertamenti recenti della Procura sarebbe emerso che le disposizioni sarebbero state violate sistematicamente. Non dimentichiamo poi che in tutti questi anni il Calvesi è stato frequentato da atleti di ogni età, da scolaresche. Com'è stato possibile poter controllare che ogni bambino rimanesse sul cemento e non camminasse invece sull'erba contaminata? DI QUESTO e altro si è parlato in occasione della recente occupazione dell'assessorato allo sport. All'assessore Massimo Bianchini era stato fatto presente che i divieti del Calvesi venivano spesso disattesi. Paola Vilardi, assessore comunale all'ambiente pensa a un incontro urgente con i vertici di Asl e Arpa. Un passo avanti quindi dell'inchiesta sul Pcb che punta a far luce sulle ragioni per cui nonsia mai nemmeno partita una bonifica in tutti questi anni. Del tema si parla con una certa frequenza dopo la trasmissione mandata in onda la sera di Pasqua da Rai tre, con tutto il suo carico di preoccupazioni e inquietudini. NEL FRATTEMPO questo provvedimento cautelare è stato adottato e il senso sembra essere «almeno che si metta in sicurezza e si impedisca la diffusione della contaminazione»
Mario Pari
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