( tratto da AmbienteBrescia.it)
Da Trento a Firenze, a Palermo, l’Italia è percorsa, com’è noto, dalla furia bipartisan della lobby dell’incenerimento dei rifiuti. E Brescia, con il più grande inceneritore d’Europa, da 800mila tonnellate, in funzione da oltre 8 anni, è portata in ogni contrada come esempio illustre da imitare.
Chi percorre l’autostrada Milano - Venezia non può non osservare
con stupore questa sorta di cattedrale postmoderna con un’altissima torre
quadrata svettante, di un azzurro tenue che diventa più intenso verso l’alto fino
a confondersi con il cielo: è la rappresentazione fisica del camuffamento di un
impianto di incenerimento dei rifiuti con una facciata pulita, coerente con il
nome che è stato imposto all’impianto, tuttora copyright esclusivo di Asm,
“termoutilizzatore”. Ma il viaggiatore
intelligente e critico si chiede anche come sia stato possibile costruire un
simile megaimpianto all’interno di una città, che, per la sua antica storia
industriale, si può immaginare non proprio indenne da inquinamento. In verità
Brescia, per aver ospitato accanto al centro storico per un secolo l’industria
chimica Caffaro,
l’unica produttrice in Italia di PCB, è la città al
mondo con
la più grave contaminazione da diossine e da PCB nei suoli e nel
sangue dei
cittadini. Ed è anche la città con livelli di PM10 e
PM2,5 più elevati della
Lombardia, perfino della stessa Milano, e quindi, si può dire,
d’Europa. Mille
ragioni dunque perché a Brescia si evitasse la costruzione di un
impianto a così forte impatto ambientale. Così invece
non è stato, e sarebbe alquanto lungo
spiegare perché (Chi fosse interessato ad approfondire il tema
veda: Marino Ruzzenenti, L'Italia sotto i rifiuti, Jaca Book, Milano 2004. ItaliaRifiuti.pdf). Sta di fatto che Asm, l’azienda dei servizi ex municipalizzata
proprietaria dell’impianto, seppe coinvolgere fin dalla progettazione una parte
importante dell’ambientalismo, l’immancabile Legambiente, con cui strinse un
“patto ambientalista”: l’inceneritore avrebbe bruciato 266.000 tonnellate di
rifiuti perché il resto, la parte più rilevante, sarebbe andata alla raccolta
differenziata: il cosiddetto doppio binario del “sistema integrato”, coniato da
Paolo degli Espinosa. Sennonché, quando l’impianto entrò in funzione con le due
linee previste, si scoprì che le tonnellate incenerite erano circa il doppio,
500.000: siamo in Italia, “cosa fatto capo ha”, Legambiente non si disperò, né si dispera, per il “patto ambientalista” stracciato, e, nonostante Asm
gonfiasse oltre misura la produzione di rifiuti in provincia di Brescia con l’assimilazione spinta, già per
quelle due linee i rifiuti urbani autoctoni non erano sufficienti, per cui se
ne doveva importare una parte da fuori provincia per alimentare l’inceneritore.
Le 12 favole di Asm
Quella dell'inganno sulla dimensione reale dell'impianto fu la prima delle "favole"
(Dodicifavole.pdf) che utilizzò Asm per persuadere l'opinione pubblica e
costruirsi un consenso e che vennero denunciate da due comitati
ambientalisti informali ed indipendenti, Cittadini per il riciclaggio e
Comitato Ambiente città di Brescia.
Questi
comitati, peraltro, si erano opposti al
sovradimensionamento, a loro parere illegittimo, dell'inceneritore ricorrendo anche alla
Magistratura amministrativa e ottenendo dal TAR di Brescia, nel
dicembre 2000, la clamorosa chiusura per un mese
dell'inceneritore avviato dal 1998 (TAR.pdf).
Gli
stessi Comitati, nell'indifferenza dell'ambientalismo istituzionale,
avevano prodotto una critica serrata al piano rifiuti provinciale,
dimostrando la non necessità di un simile mega impianto (PianoRifiuti.pdf).
Asm senza ritegno: anche la terza linea
A questo punto, verrebbe da chiedersi da parte di un osservatore esterno di buon
senso: ma come si è potuti arrivare, in
quel contesto, a costruire una terza linea per un totale di 800.000 tonnellate?
E, si badi bene, questo ulteriore “salto di quantità” è avvenuto con
un’amministrazione comunale, proprietaria di Asm, di centro sinistra e con
tanto di assessore all’Ambiente dei Verdi. Appare lapalissiano che se due linee dell’inceneritore risultavano
già sovradimensionate, così da richiedere l’importazione da fuori provincia di
rifiuti speciali e urbani sotto forma di Cdr, non vi poteva essere nessun
bisogno di una terza linea. Tuttavia, la nuova terza linea dell’inceneritore avrebbe
potuto rimpinguare la dotazione di Asm di Cip6 (contributi "impropri"
all’incenerimento dei rifiuti, assimilato ad energie rinnovabili) da 40 a oltre
60 milioni di euro l’anno. Ed ecco il capolavoro di Asm per piegare la riottosità di chi
all’interno dell’amministrazione comunale non poteva non rilevare l’assurdità
dell’operazione: “offre” all’Assessorato all’Ambiente del Comune una dotazione di 5 euro per
ogni tonnellata di rifiuti bruciati nella nuova linea, pari a circa 1 milione e
mezzo di euro all’anno, destinati ad attività ecologiche, piste ciclabili,
implementazione di energie rinnovabili ecc.; in cambio ottiene l’assenso dello
stesso Assessore all’Ambiente dei Verdi alla terza linea dell’inceneritore (da
costruirsi, tra l’altro, senza Via) e, già che c’era, anche a una nuova centrale
turbogas da 400MW, sempre all’interno della città, accanto all’inceneritore
(delibera di Giunta del Comune di Brescia del 30 gennaio 2002. Delibera.pdf). Quell’“offre”, si noti, è messo
volutamente tra virgolette perché il paradosso
è che Asm è per oltre il 70% proprietà del Comune che la controlla, il quale
potrebbe e dovrebbe decidere anche come utilizzarne gli utili. In conclusione
si tratta di un’incredibile pantomima in cui Asm finge di essere “generosa” con
l’Assessorato all’Ambiente del Comune, con i soldi che dovrebbero appartenere
allo stesso Comune proprietario, “erogando” un “finanziamento ecologico”,
peraltro, che ammonta a meno del 10% del contributo Cip6 ottenuto dallo Stato
con la terza linea. L’incredibile
della vicenda è che ancora oggi i Verdi di Brescia rivendicano la giustezza di
quella scelta (“La verità è contenuta nella delibera di Giunta Comunale del
30.01.2002”, ribadisce in data 10 luglio 2007 l’Assessore all’Ambiente dei
Verdi), nonostante la Corte di Giustizia europea, il 5 luglio 2007, abbia
bocciato la Terza linea dell’inceneritore di Brescia per mancanza di Via e di
adeguata pubblicizzazione (CorteGiustiziaUe.pdf) e la Commissione Via del Ministero dell’Ambiente
(notizia di stampa del 26 luglio 2007), abbia rinviato al mittente la procedura
per la centrale turbogas proposta da Asm e prevista, insieme alla terza linea,
da quella famosa delibera di Giunta.
Condanna della Corte di giustizia europea
Tutto
ciò perché i soliti Comitati indipendenti e impertinenti
già dal 2002 si erano opposti tenacemente alla terza linea, sia
perché non necessaria, sia perché la favola delle
biomasse nascondeva in realtà rifiuti speciali come il pulper di
cartiera costituito essenzialmente da plastiche e contaminato da
metalli e da cloro (a cui poi si aggiungerà addirittura il Cdr,
combustibile derivato dai rifiuti, ovvero rifiuti urbani mascherati),
sia perché non era neppure prevista la Valutazione di impatto
ambientale: presentarono una diffida alle Autorità (DiffidaTerza.pdf) e un ricorso alla Commissione dell'Unione europea per inadempienza al diritto comunitario (RicorsoUe.pdf).
Nonostante, successivamente, i Comitati abbiano più volte messo
sull'avviso le Autorità preposte sulla imprescindibile
necessità della VIA (ComitatiTerza1.pdf; ComitatiTerza2.pdf; ComitatiTerzaVia.pdf),
non si volle scientemente ottemperare alle indicazioni provenienti
dall'Unione europea, neppure di fronte alla decisione della Commissione
Ue di adire la Corte di giustizia (CommissioneUeCorte.pdf).
La condanna dell'Ue, quindi, esplicitamente sancisce la non validità della Via
fatta per finta e affrettatamente da Asm, dopo aver messo in attività l'impianto, complice l'allora ministro
dell'Ambiente Matteoli,
per cui attualmente la terza linea funzionerebbe priva di
autorizzazioni. Ovviamente la vicenda della terza linea non
è conclusa, perché i Comitati ritengono che vada
interrotta l'attività in attesa di riprendere da capo tutto
l'iter autorizzativo e per questo intendono agire a tutti i livelli,
sia nei confronti delle responsabilità politiche e dei
funzionari preposti, sia presso la magistratura ordinaria e
amministrativa (TerzaLinea.pdf).
Emissioni problematiche
Gli
sforzi di Comune di Brescia e di Asm, assecondati dalla locale
Università, per rappresentare un inceneritore ad emissioni
pressoché zero producono nel 2004 uno studio, per l'appunto ad usum Asm, secondo
il quale l'inceneritore e tutto il polo energetico Asm influirebbero per
meno dell1% sull'inquinamento dell'aria della città (AriaAsm.pdf). Sarebbe la sanzione "scientifica" di quanto Asm ha sempre sostenuto: che l'inceneritore pulirebbe (sic!) l'aria di Brescia (AsmAriaPulita.pdf).
A sostegno di queste posizioni scende in campo nel 2007 anche il
presidente di Legambiente di Brescia con una nota critica al volume L'Italia sotto i rifiuti, (LegambienteEmissioni.pdf) alla quale risponderà lo stesso autore (RispostaLegambiente.pdf). La realtà è invece ben diversa ed è stata in diverse occasioni denunciata dai soliti comitati, Cittadini
per il riciclaggio e
Comitato Ambiente città di Brescia. Fin dai primi anni vengono
evidenziate le importanti emissioni a carico dell'inceneritore (EmissioniInceneritore.pdf),
ancorché sotto i limiti di legge; questi limiti
sono definiti, però, per metro cubo e non in termini
assoluti, prescindendo dalla dimensione enorme dell'impianto, e quindi
dalle quantità di aria contaminata immessa in ambiente. I
Comitati si soffermano, nel 2004, in particolare su anomali picchi di
concentrazioni di PCB (Emissioni PCB.pdf),
inquinanti già oltremodo presenti nei terreni di Brescia per il
"caso Caffaro" e torneranno nel 2005 a lamentare le mancate risposte a
precisi quesiti sollevati a proposito di diossine e PCB (DiossinePCBInceneritore.pdf).
L'obiettivo di queste iniziative è quello di ottenere dei
miglioramenti significativi, sia nel controllo delle emissioni
(campionamento in continuo dei microinquinanti), sia nella loro
riduzione, in particolare con l'installazione di un sistema catalitico
(SCR) per l'abbattimento degli ossidi di azoto (NOx), precursori delle
polveri fini (PM2,5) e delle nanoparticelle (PM0,1). In effetti,
con il 2006, sembrerebbe che anche le Autorità preposte si siano
orientate a chiedere ad Asm di procedere alla implementazione di tali
dispositivi e sembra che Asm stia realizzando prime sperimentazioni in
tal senso (EmissioniRisultati.pdf). Rimane il fatto che l'aria di Brescia è fra le più inquinate d'Europa, peggiore di quella di Milano.
Le favole lucrose del Cip6 e della tariffa
Lo
scandalo del Cip6 è troppo noto. L'Italia, da
anni, butta via la maggior parte delle risorse destinate alle
energie rinnovabili per finanziare l'incenerimento dei rifiuti e
dei residui di raffinazione, le cosiddette "assimilate" (Per
saperne di più: ImbroglioCip6.pdf).
Asm, per l'inceneritore di Brescia, percepisce circa 60 milioni di euro
all'anno, per 8 anni, cioè un totale di 480 milioni di euro (AsmCip6.pdf): una cifra colossale, con cui si potrebbero coibentare le case di Brescia,
dotarle di pannelli solari per l'acqua calda e fotovoltaici per
l'energia elettrica, con un abbattimento drastico dei consumi
energetici; nonché finanziare i Comuni per incentivare una
riduzione consistente dei rifiuti e una raccolta differenziata di
qualità, e tante cose ancora (non ultima, la bonifica della zona
Caffaro). Ma l'altro problema che emerge è che la tariffa pagata
dai bresciani per i rifiuti è del tutto indebita e forse
illegale, come i soliti Comitati nel 2005 hanno dimostrato: a Brescia
lo smaltimento, grazie ai contributi Cip6, per Asm non è
un costo, ma un ricavo, mentre viene addebitato come se i rifiuti
andassero in discarica (AsmTariffa.pdf): un vero scandalo!
La favola del premio internazionale
Nel 2006 l'inceneritore Asm è proclamato "campione del mondo", avendo vinto il "Wtert 2006 Industry Awart" (AsmCampione.pdf).
Sennonché il dottor Francesco Pansera scopre che l'Ente
premiatore, Wtert, della Columbia University ha tra gli sponsor la
Martin GmbH, Germany, produttrice dello stesso impianto Asm (AsmCampioneFavola.pdf).
La favola della Raccolta differenziata al 40%, in realtà a - 20%
Come noto, Asm millanta un 40% di raccolta
differenziata,mentre in realtà questa, riferita al rifiuto urbano in senso stretto,
cioè quello domestico prodotto dalle famiglie, è sotto lo zero. Si tratta di
una delle tante “favole” del sistema Brescia. Asm, infatti,
ha il problema di alimentare il mega inceneritore possibilmente
con rifiuti urbani (che le vengono pagati!) e per incentivarne la
produzione ha disseminato per le vie di Brescia cassoni enormi, vere e proprie "discariche stradali" (ImmaginiRD.pdf). Inoltre ha spinto l’assimilazione dei rifiuti
speciali provenienti da attività economiche (artigiani, commercianti,
ristoratori…) al punto tale da raddoppiare la quantità del rifiuto urbano:
così, nonostante il “presunto” 40% di RD, il rifiuto indifferenziato che rimane
da trattare nell’inceneritore (“tanti bei soldini”) risulta superiore del 20%
al rifiuto domestico prodotto dai bresciani (in sostanza si raddoppiano
artificialmente con gli speciali gli Rsu prodotti, da 1 kg/die pro capite a 2
kg, se ne detrae un 40% di finta RD e
si ottiene kg 1,2 da smaltire, ben più del chilogrammo di rifiuto domestico in
senso stretto). Insomma un capolavoro di raccolta differenziata alla rovescia (DifferenziataRovescia.pdf).
Ciò che sorprende è che Legambiente nel proprio
Ecosistema urbano pubblicato ogni anno dal "Sole 24 ore" avvalori
questa "illusione ottica" di Asm (DifferenziataLegambiente.pdf).
La paleotecnica dell'incenerimento
In
conclusione, proprio il "modello Asm" è la dimostrazione
che l'incenerimento è una trappola micidiale, nemica di una
corretta gestione dei rifiuti, espressione di quella che Mumford
chiamava "paleotecnica": una
produzione di rifiuti da
record, doppia delle realtà virtuose, con una raccolta
differenziata inefficace che non riesce neppure ad
intercettare l’incremento di rifiuto prodotto per cui
l’indifferenziato da
smaltire, con l’inceneritore, è in continuo aumento; una
grande quantità di rifiuti, in uscita dall'impianto, in
parte anche pericolosi, da collocare in discarica,
superiore addirittura all’ipotesi di una gestione corretta senza inceneritore
(riduzione e differenziazione spinta); una pressoché irrilevante produzione di
energia, conveniente solo perché incentivata dallo Stato ed in regime protezionistico;
infine un’aggiunta di inquinamento che, nel caso di Brescia, va a
compromettere ulteriormente un ambiente urbano tra i più contaminati al mondo. Va rilevato, infatti,
che anche dal punto di vista energetico la soluzione dell'incenerimento
è decisamente svantaggiosa (RifiutiMateriaEnergia.pdf). Ed i conti energetici non tornano comunque, anche se venisse associato al teleriscaldamento di grandi dimensioni, stile pianificazione sovietica, come nel caso di Brescia.
L'alternativa alla "trappola" dell'incenerimento:
rifiuti zero
L'alternativa
all'incenerimento è nota. L'abbiamo indicata anche a Brescia in
un convegno nazionale promosso da Forumambientalista nell'ottobre
del 2006 (PiattaformaRifiuti.pdf):
politiche efficaci con adeguati incentivi per la riduzione della
produzione dei rifiuti, per la raccolta differenziata di qualità
con il "porta a porta" e la tariffa puntuale, per il riuso e il
riciclaggio dei materiali recuperati; abolizione del Cip6 e
riorientamento di queste risorse verso gli enti locali che
raggiungono obiettivi virtuosi di qualità, così come
in quell'occasione furono puntualmente indicati da Gianluigi Salvador,
del Wwf (WwfRifiutiQualità.pdf).
Si tratta di una strategia che si muove verso la prospettiva rifiuti zero e che non è più solo proposta teorica, ma vede già importanti realizzazioni in particolare da parte del Consorzio Priula di Treviso, formato da circa 219.000 abitanti: riduzione della produzione di rifiuti a 0,9 kg/die/pro capite (a Brescia oltre 2 kg!); raccolta differenziata oltre il 75%, per cui il rifiuto residuo da smaltire è pari 0,22 kg/die/pro capite (http://www.consorziopriula.it/), circa un sesto di quello della città di Brescia e un quinto di quello provinciale. Se a Brescia si applicasse il "modello Priula", senza l'inceneritore, avremmo circa 90.000 tonnellate di rifiuti, per ora, da collocare in discarica, esattamente la metà delle 180.000 tonnellate di scorie prodotte dall'inceneritore Asm (di cui 30.000 di rifiuti pericolosi).
Si tratta di una strategia che si muove verso la prospettiva rifiuti zero e che non è più solo proposta teorica, ma vede già importanti realizzazioni in particolare da parte del Consorzio Priula di Treviso, formato da circa 219.000 abitanti: riduzione della produzione di rifiuti a 0,9 kg/die/pro capite (a Brescia oltre 2 kg!); raccolta differenziata oltre il 75%, per cui il rifiuto residuo da smaltire è pari 0,22 kg/die/pro capite (http://www.consorziopriula.it/), circa un sesto di quello della città di Brescia e un quinto di quello provinciale. Se a Brescia si applicasse il "modello Priula", senza l'inceneritore, avremmo circa 90.000 tonnellate di rifiuti, per ora, da collocare in discarica, esattamente la metà delle 180.000 tonnellate di scorie prodotte dall'inceneritore Asm (di cui 30.000 di rifiuti pericolosi).
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