Caffaro:
nelle rogge 3 etti di Pcb al mese, 26 volte sopra i limiti USA (da Bresciatoday)
Uno degli aspetti più rilevanti riguardanti il caso Caffaro, non
è solo l'inquinamento continuato in modo massiccio fino al 1984, anno
in cui è terminata la produzione, ma la quantità di Pcb rilasciata
tutt'oggi dal sito industriale nel terreno e nelle acque bresciane.
In Italia, tuttavia, un limite di legge per lo scarico di Pcb
non esiste ancora, sebbene la tossicità del prodotto chimico sia
conosciuta fin dalla prima metà del novecento, come dimostrano i
documenti consegnati dalla Monsanto alla azienda bresciana dopo
l'acquisto del brevetto.
Negli Stati Uniti, invece, il limite di scarico nelle acque dolci è
stato fissato dall'Epa a 0,014 microgrammi al litro. La Caffaro, che
continua a pompare acqua dalla falda per tenenerla il più distante
possibile dai terreni inquinati, rilascia attualmente tre etti ogni mese
(non è un errore, si parla veramente di etti) nella roggia di Via
Morosini. Fatti i dovuti calcoli, una quantità 26 volte superiore ai
limiti statunitensi.
Le pompe idrovore estraggono ogni anno dal sottosuolo 10 miliardi di
litri d'acqua, ma non basta. Negli ultimi due mesi, il tasso di
inquinamento dell'acqua espulsa è salito di ben sette volte: a causa
delle abbondanti piogge, la falda si è alzata più del previsto. E sì che
l'Assessore all'Ambiente, Paola Vilardi, ha accusato Iacona di fare allarmismo.
Per Vilardi, innanzitutto, il programma è servito "solo a
gettare nello sconforto decine di persone". Subito dopo, però, ha
annunciato che, a partire dal prossimo autunno, partirà il progetto di
rinaturalizzazione dei terreni agricoli, utilizzando i 6 milioni di euro
messi a disposizione da Roma, ma da tempo fermi in Regione e mai
utilizzati.
Per la bonifica, ha poi spiegato l'Assessore, saranno
inizialmente utilizzati procedimenti di "fito and bioremediation",
frutto della collaborazione tra Università dell’Insubria, Museo di
scienze naturali e Provincia. Inoltre, saranno investiti 1,2 milioni di
euro per installare nei terreni organismi capaci di metallizzare parte
degli agenti inquinanti. La strada è comunque solo all'inizio: pensare
di bonificare la zona con investimenti così limitati appare francamente
risibile. Comunque, sempre meglio iniziare a fare qualcosa.
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