martedì, aprile 09, 2013




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Caffaro: 
nelle rogge 3 etti di Pcb al mese, 26 volte sopra i limiti USA  (da Bresciatoday)

3CaffaroBrescia1Uno degli aspetti più rilevanti riguardanti il caso Caffaro, non è solo l'inquinamento continuato in modo massiccio fino al 1984, anno in cui è terminata la produzione, ma la quantità di Pcb rilasciata tutt'oggi dal sito industriale nel terreno e nelle acque bresciane.
Caffaro: nelle rogge 3 etti di Pcb al mese, 26 volte sopra i limiti USA
In Italia, tuttavia, un limite di legge per lo scarico di Pcb non esiste ancora, sebbene la tossicità del prodotto chimico sia conosciuta fin dalla prima metà del novecento, come dimostrano i documenti consegnati dalla Monsanto alla azienda bresciana dopo l'acquisto del brevetto.

Negli Stati Uniti, invece, il limite di scarico nelle acque dolci è stato fissato dall'Epa a 0,014 microgrammi al litro. La Caffaro, che continua a pompare acqua dalla falda per tenenerla il più distante possibile dai terreni inquinati, rilascia attualmente tre etti ogni mese (non è un errore, si parla veramente di etti) nella roggia di Via Morosini. Fatti i dovuti calcoli, una quantità 26 volte superiore ai limiti statunitensi.
Le pompe idrovore estraggono ogni anno dal sottosuolo 10 miliardi di litri d'acqua, ma non basta. Negli ultimi due mesi, il tasso di inquinamento dell'acqua espulsa è salito di ben sette volte: a causa delle abbondanti piogge, la falda si è alzata più del previsto. E sì che l'Assessore all'Ambiente, Paola Vilardi, ha accusato Iacona di fare allarmismo.
Per Vilardi, innanzitutto, il programma è servito "solo a gettare nello sconforto decine di persone". Subito dopo, però, ha annunciato che, a partire dal prossimo autunno, partirà il progetto di rinaturalizzazione dei terreni agricoli, utilizzando i 6 milioni di euro messi a disposizione da Roma, ma da tempo fermi in Regione e mai utilizzati.
Per la bonifica, ha poi spiegato l'Assessore, saranno inizialmente utilizzati procedimenti di "fito and bioremediation", frutto della collaborazione tra Università dell’Insubria, Museo di scienze naturali e Provincia. Inoltre, saranno investiti 1,2 milioni di euro per installare nei terreni organismi capaci di metallizzare parte degli agenti inquinanti. La strada è comunque solo all'inizio: pensare di bonificare la zona con investimenti così limitati appare francamente risibile. Comunque, sempre meglio iniziare a fare qualcosa.




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