lunedì, maggio 05, 2008

il calcio

credo e sono più che convinto che nel calcio giovanile certe situazioni non si dovrebbero nemmeno pensare: mi riferisco alla possibilità di stabilire premi in denaro al raggiungimento di obiettivi particolari, quali la vittoria di un campionato oppure di una classifica marcatori.
Ma soprattutto promettere premi di qualsiasi natura ad una squadra avversaria se quest'ultima incontra una diretta concorrente alla vittoria finale.
Ebbene, questo è successo ieri, in un campettino di provincia, ad una partita di allievi provinciali.
Ad un certo punto della gara il dirigente in panchina di una delle due squadre, peraltro in vantaggio e quindi pregiudicante la possibilità dell'altra squadra di vincere il titolo finale, riceve una telefonata da parte di un importante dirigente avversario, il quale sarebbe disposto a sborsare un "premio" se la squadra in vantaggio avrebbe "lasciato correre" permettendo così alla propria di mettere il suggello più importante sulla stagione.
Chiaramente, tra lo sdegno delle persone e dei ragazzi in panchina, il dirigente ha rifiutato la brillante offerta dell'amico, pensando di rispondere ad uno scherzo, perchè "di uno scherzo si trattava..."
Alla fine della partita, conclusa con la sconfitta della squadra "offerente", alcuni tifosi-genitori e qualche dirigente, si scagliava con insulti e sputi verso l'arbitro che peraltro goffamente, in alcune situazioni aveva anche favorito gli sconfitti.

Rimango esterrefatto di fronte a simili situazioni.
Credo, soprattutto, che una grossa parte di responsabilità sia nostra, noi adulti, più o meno coinvolti nel calcio giovanile, come allenatori, come dirigenti e magari anche come genitori di calciatori in erba.
Le aspettative che vengono a crearsi, gli artifizi che si costruiscono per illudere o vendere futuro glorioso per super campioni. L'importanza della vittoria a qualsiasi costo ed in qualsiasi modo, a prescindere dalle capacità della propria squadra e della propria dirigenza.
Uomini o quaquaraqua. In questo caso il secondo, meno di niente.
Questa gente non conosce la soddisfazione di raggiungere obiettivi difficili con le proprie forze, da soli contro tutti.
E che gioia vedere saltare i propri ragazzi festanti e soddisfatti per i risultati raggiunti con sacrificio, con impegno e volontà.
Questo per me è il calcio; il calcio è gioia e felicità e deve coinvolgere emotivamente tutti in modo positivo insegnando anche ad accettare il verdetto del campo che spesso è amaro.
I saccenti o coloro che io definisco "banditi" di cui il mondo del calcio è pieno zeppo, dovrebbero sparire o almeno stare lontano anni luce da campetti di provincia dove si incontranoe giocano giovani.
alla prossima



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